Conferenza
“Lomellina: dalla foresta alla risaia; le parole e le cose”
a cura di Stefano Tomiato e Marco Savini
Domenica 30 novembre – ore 16,00, BIBLIOTECA “C. CANTONI”, Via Cairoli 25 – Gropello Cairoli (PV)
Al termine dell’incontro degustazione a tema con prodotti locali in collaborazione con Gruppo di Azione locale Lomellina
Lomellina. Dalla foresta alla risaia, le parole e le cose
Paesaggio, attività agricole, abitudini alimentari, architettura rurale, dialetto ed etnografia dall’arrivo dell’uomo alla società agricola preindustriale.
a cura di Stefano Tomiato e Marco Savini
presentazione della collana di tre volumi:
Lomellina. Il gusto di una storia, di Stefano Tomiato
Litigare per l’acqua, di Stefano Tomiato
Le parole e le cose, di Marco Savini
“Lomellina. Dalla foresta alla risaia. Le parole e le cose” è un percorso articolato attraverso la storia del territorio e del paesaggio e si snoda dalle testimonianze archeologiche dalla Preistoria all’età imperiale romana per giungere ai materiali etnografici dei musei agricoli, quindi alle attestazioni linguistiche del mondo preindustriale.
«Integrando in uno stretto collegamento testimonianze di vario tipo (archeologiche, storiche ed archivistiche, letterarie) e integrando musei, archivi, contesti naturali e ambientali, un comune filo conduttore permette di cogliere l’evoluzione di questa parte di Pianura Padana e il progressivo cambiamento sotto vari punti di vista, analizzando l’insieme di fenomeni che ne hanno fatto evolvere l’immagine» (Stefano Tomiato).
«La ricerca analizza storia ed evoluzione del territorio, dai primi interventi dell’uomo fino a giungere alla società moderna preindustriale, alla sua cultura materiale, ai suoi ambienti di vita e alle testimonianze folkloriche, sedimentate nei manufatti e nei lemmi dei dialetti, giungendo a “fotografare” gli aspetti linguistici legati alla cultura materiale del mondo contadino preindustriale che poi ha proseguito parallelo all’industrializzazione, in particolare in alcune aree geografiche e linguistiche» (Marco Savini).
Tracciando le caratteristiche dell’ambiente nelle varie fasi ed evidenziandone le peculiarità, il progetto evidenzia come sostanzialmente la morfologia del paesaggio si sia modificata soprattutto fra Seicento e Settecento (il fenomeno si è poi concluso nell’Ottocento), quando l’invasione della coltura intensiva del riso ha messo fine a un contesto naturale e a una realtà produttiva molto più eterogenea. Questo cereale addirittura giunge a espellere in alcuni casi forza lavoro (= famiglie), poiché la risicoltura si accontenta di mano d’opera stagionale, quindi non vi è più la necessità di pagare i braccianti tutto l’anno. Ecco dunque fenomeni di globalizzazione economica ante litteram.
Anche la piccola e media proprietà, caratteristica di un mondo legato allo sviluppo delle comunità locali fin dal pieno medioevo, viene eliminata, in quanto progressivamente assorbita (per acquisto) dalle nascenti grandi aziende settecentesche.
In questo senso anche il passaggio della Lomellina dalla Spagna al Piemonte nel 1713 ha un grande peso: i precedenti proprietari (nobili o meno) che risiedono a Milano o Pavia sono sempre più slegati dalla zona e dedicano le loro attenzioni altrove. Sono spesso sostituiti dai nuovi investitori piemontesi, attratti dall’aspetto puramente speculativo, scatenando vere e proprie guerre, più spietate di quelle intentate dai loro predecessori, contro le comunità locali e altri proprietari per il controllo delle risorse, in particolar modo delle acque.
A questo punto l’insieme degli interessi di una nuova economia già globalizzata e speculativa mette definitivamente fine a un mondo agricolo maggiormente variegato, in cui il vino e altre produzioni bilanciavano l’agricoltura cerealicola tradizionale, e in cui il prato e l’allevamento bovino stavano germinando verso altri sviluppi.
I fortunati esempi inducono anche le comunità più restie a concedere l’acqua per le risaie ad accogliere la nuova coltivazione : la risaia diviene l’elemento dominante del paesaggio.
A questo punto ci avviciniamo all’inizio di un mondo industriale che cambierà molto ma in Lomellina convivrà con una società ampiamente rurale. Proprio alle testimonianze linguistiche di questo ambiente, che spesso rimane alternativo alla nuova economia, si dedica la seconda parte del lavoro.
La ricerca percorre una strada nuova rispetto alle consuete indagini dialettali: non si configura infatti come un vocabolario locale, con l’intento di mettere a confronto le varie aree municipali. Scopriamo un mondo contadino fatto di “isole linguistiche” e in cui si percepiscono differenze dialettali tra paesi vicini, ma anche tra centro e frazioni, o addirittura tra i vari quartieri. D’altra parte non si può negare che i vari e variegati dialetti lomellini appartengano a quella che è stata definita “area gallo-italica”, con un sottofondo comune. Quindi non un ennesimo dizionario dialettale, ma il tentativo di costruire un embrione (l’operazione è stata fatta su un campione di contesti) di atlante linguistico lomellino. Lessico che, tra l’altro, è in via di rapida estinzione per i noti cambiamenti avvenuti in agricoltura e, d’altra parte, risulta meno influenzato, rispetto ad altri ambiti, dalla lingua nazionale.
La ricerca ha utilizzato un lessico figurato, composto dalle tavole illustrate da Luciano Travaglino per la cultura materiale di Gravellona Lomellina, sottoponendole a una quarantina di anziani contadini di Cozzo, Frascarolo, Gambolò, Mede, Mortara, San Giorgio, Olevano, Sforzesca di Vigevano, Sommo e Zerbolò.
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